sabato 25 aprile 2009
giovedì 23 aprile 2009
Affari di guerra
APERTURA | di Giorgio Salvetti - INVIATO A CAMERI (NOVARA)
reportage - NELLA BASE DOVE SARANNO ASSEMBLATI I CACCIA F-35 UN AFFARE DI GUERRA
Cameri OSCURA
Novara non è in Abruzzo. Ecco dove lo Stato preferisce spendere 15 miliardi di euro per finanziare le industrie belliche e per infilarsi in un affare tutto americano. Alla faccia della crisi e della ricostruzione delle zone terremotate. L'opposizione, sull'attenti, risponde «Signorsì»
È la risposta definitiva? Sì. Le commissioni di camera e senato l'8 aprile scorso hanno dato parere favorevole al progetto Jsf. 15 miliardi di euro per assemblare e acquistare caccia bombardieri americani. Altro che terremotati e fondi per uscire dalla crisi. L'Italia preferisce finanziare l'industria bellica e prepararsi a bombardare paesi stranieri alla faccia dell'articolo 11 della Costituzione. L'opposizione? Non esiste. Il Pd in commissione si è limitato a non partecipare al voto e solo la senatrice Negri (Pd) ha optato per l'astensione. Contrari? Nessuno. Il Pd si agita per risparmiare qualche milione di euro e far votare il referendum lo stesso giorno delle europee, ma non dice una parola contro l'acquisto miliardario di aerei da guerra. Non c'è da stupirsi: furono propri i governi del centrosinistra a infilare l'Italia nell'affare militare più grande del secolo, e ora, cornuti e mazziati, è il centrodestra a concludere con successo la partita.
Per un pugno di dollari
Il progetto Jsf (Joint Strike Fighter) ha preso il volo nel 1996. Il costo iniziale previsto solo per sviluppare il programma era di 25 miliardi di dollari. In 12 anni la cifra è raddoppiata. Si tratta della realizzazione di circa 6000 caccia bombardieri F-35 Lightning II, velivoli supersonici, in grado di eludere l'intercettazione radar, in grado di levarsi in volo da portaerei e concepiti per bombardamenti terra-aria. Insomma perfetti per andare a bombardare paesi lontani. Gli Usa ne acquisteranno circa 2.500 entro il 2034. Gli altri saranno venduti all'estero. Solo nell'ultimo anno la spesa per i nuovi caccia è aumentata di 23 miliardi, troppi in tempo di crisi globale, tanto che la corte dei conti americana ha avanzato riserve sul progetto. Tutti questi soldi vanno dalle casse dello Stato alla Lockheed Martin di Fort Woth in Texas. Il primo F-35 è uscito dalla fabbrica nel 2006. I partner stranieri del progetto contribuiscono per 4,8 miliardi di dollari. Con percentuali diverse. L'unico partner di primo livello è
Non siamo mica gli americani
Nel 1996 fu il ministro della difesa del Governo Prodi, l'ex democristiano Andreatta, a far valere i propri contatti oltreoceano per inserire l'Italia nel progetto Jsf. L'Italia in cambio del proprio appoggio politico e economico avrebbe avuto commesse sostanziose per le proprie industrie militari, Alenia-Finmeccanica su tutte. E si sarebbe presa l'onere e l'onore di ospitare nell'aeroporto militare di Cameri (Novara), la linea di montaggio finale (Faco) più grande al di fuori degli Usa, in pratica uno stabilimento per l'assemblaggio delle parti del F-35. Con un indotto che coinvolge 40 siti industriali in tutto lo stivale. Solo per entrare nell'affare, l'Italia ha sborsato un miliardo di euro, 600 milioni servono per costruire il Faco a Cameri e 12,8 miliardi saranno spesi in rate da un miliardo all'anno fino al 2026 per acquistare 131 F-35 che dovrebbero sostituire i «vecchi» Tornado. I lavori a Cameri inizieranno entro la fine del 2009, lo stabilimento entrerà in funzione nel 2012, e i primi aerei dovrebbero essere pronti a decollare nel 2013. All'inizio un singolo F-35 costava 45 milioni di euro, già oggi il costo è di 91 milioni (+45%) e nei prossimi anni è destinato a decollare. La scelta italiana è stata ratificata dal parlamento nel 1998 sotto il governo D'Alema e nel 2002 con Berlusconi, si è conclusa con la firma a Washington del sottosegretario alla difesa Forcieri (Ds). Dopo il parere favorevole della commissione difesa dell'8 aprile scorso non ci sono più ostacoli.
Cameri oscura
Un vecchio aereo come monumento, un piazzale vuoto, un cancello e chilometri di filo spinato che squarciano il parco del Ticino. L'aeroporto di Cameri ha un profilo basso, nulla di appariscente, eppure occupa un'area molto vasta. A pochi chilometri c'è la caserma Babini, la seconda più grande base per superficie dell'esercito italiano, che fornisce uomini e mezzi alla vicina base Nato di Solbiate Olona sull'altra sponda del Ticino, a due passi dall'aeroporto della Malpensa. Dovrebbe essere un parco e invece è una grande zona militare. Nei boschi si possono vedere le tracce dei cingolati dei carrarmati attraversate dalle lepri. Al di là del muro dell'aeroporto si intravedono i capannoni delle industrie aeronautiche e uno stabilimento nuovo quasi terminato. Si tratta dell'edificio per la manutenzione degli Eurofighters, un altro aereo da guerra, un intercettore di progettazione europea. Quando un anno fa il primo Eurofighters è atterrato a Cameri, si è fatta festa con gli alti gradi dell'esercito. L'aeroporto ha quasi cento anni. Passò dalla cavalleria all'aeronautica ai tempi della prima guerra mondiale. Fino a 15 anni fa serviva alla manutenzione dei Tornado, poi è entrato in letargo. Ora sta per rinascere. Anche se è molto comodo darlo per morto. La popolazione locale lo va a visitare come fosse un parco per famiglie, ci vanno le scuole in gita, si fanno feste di primavera per vedere i jet, in questi giorni sono attesi i soci Coop che per 13 euro vanno a farsi un giretto nella base in tempo di pace. Eppure da Cameri sono partiti i soldati per la prima guerra del Golfo e
Affari di guerra
Alenia Aeronautica (Finmeccanica) incasserà dallo Stato per gli F-35 722 milioni di euro, Piaggio 88 milioni, l'Oto Melara 141 milioni,
Meglio la paniscia?
«Nouvelle cousine? No, meglio la paniscia!». Novara è tappezzata da manifesti enormi. Accanto alla scritta leghistoide (la paniscia è un minestrone tipico di Novara) c'è il faccione del presidente uscente della provincia di Novara, Sergio Vedovato (Pd). Un signore che si ricandida alla Provincia dopo aver revocato la delega alla pace all'assessore Marina Fiore (Pdci), colpevole di essersi pronunciata contro gli F-35. I vendoliani del Prc appoggiano il presidente, i ferreriani li seguono.
In questo quadro resistono due gruppi di cittadini volenterosi: l'Assemblea No-F35 e
il manifesto (22 aprile 2009)